Come si fa a contestare un protesto bancario

Come si fa a contestare un protesto bancario

Finire nel registro dei protesti è un fatto che limita fortemente la nostra capacità finanziaria, infatti non potremo più accedere a mutui e finanziamenti.

Questo può accadere nei casi in cui non si paghi parzialmente o totalmente una rata di un mutuo, finanziamento o prestito o si ritardi svariate volte nel farlo. Un altro caso è quando rilasciamo assegni scoperti o a vuoto.

Può anche capitare che l’errore non sia dipeso da noi e quindi finiamo nella lista nera per colpa di terzi.
In questo caso è molto importante la possibilità di poterlo dimostrare per evitare spiacevoli complicanze.

Cosa è un protesto bancario

Il protesto non è altra che una contestazione che la banca fa verso una persona fisica o giuridica, che non assolve al suo debito nei tempi previsti.

In questo caso il nominativo viene inserito nel Registro dei Protesti, chiamata anche lista dei cattivi pagatori.

L’iscrizione in questo registro è equiparata ad un reato civile e finanziario, in quanto non rispettare l’obbligo di pagamento di un debito è a tutti gli effetti una truffa.

Inoltre solitamente il creditore al primo ritardo invia un richiamo ufficiale per intimare il saldo del dovuto.

Se questo non ha effetto ed il debito rimane insoluto, scatta la denuncia e l’iscrizione nel Registro di Protesto.

Come richiedere la cancellazione di un protesto

Il primo passo da fare è sicuramente quello di saldare tutti gli insoluti contestati ed iscritti nel Registro dei Protesti, compresi gli interessi moratori.

Molto importante è che il saldo avvenga entro 12 mesi dalla contestazione, altrimenti la cancellazione non sarà più possibile.

A questo punto dovremo recarci ad un tribunale competente con documento di riconoscimento, il contratto sul quale è scattato il protesto e le ricevute del saldo dei rimborsi fatto entro 12 mesi dall’iscrizione nel registro. Se tutto è in regola possiamo ottenere il decreto per la cancellazione del protesto, semplicemente al costo di 8 euro per il bollo per la presentazione della domanda e uno da 14,62 euro per il decreto.

A questo dovremo andare all’Ufficio Protesti e con il documento rilasciato dal giudice richiedere la cancellazione.

Dopo 25 giorni il nominativo verrà rimosso dall’archivio informatico e si potrà accedere nuovamente a tutti i servizi di mutui, pagamenti rateali ed emissione di assegni.

Nel caso in cui un Protesto invece sia non dipeso da una mancanza del debitore, ma per altra causa si ha invece la cancellazione gratuita ed immediata.

Questo può accadere ad esempio per un errore di comunicazione fra server, interruzioni di connessione, errori umani di impiegati della banca o del dispositivo di controllo automatico sugli assegni.
Tramite richieste agli istituti bancari si può risalire alla causa e ripristinare la situazione.

Seconda iscrizione al Registro Protesti

Se dopo essere stati cancellati una prima volta. si incorre una seconda in un ritardo o mancato pagamento la situazione si complica.
Infatti la figura del cattivo pagatore recidivo può essere difficile da riabilitare e sarà in mano alla discrezione del giudice.
Secondo le statistiche chi è riuscito a farsi cancellare un primo protesto ha poche possibilità di farsene cancellare anche un secondo.
Tutto ciò ovviamente solo nel caso che la responsabilità sia del creditore e non di cause terze come detto sopra.

Assistenza per chi ha un protesto

Esistono siti come contoprotestatiservice.it che hanno deciso di concedere l’apertura di conti anche a chi è andato incontro a gravi insolvenze o fallimento.

I prodotti assegnati lavorano solo a saldo attivo e quindi non prevedono linee di credito.
Quindi si possono comunque avere prodotti in grado di avere funzionalità di conto corrente, bancomat e carta di credito.